La bottega dei suicidi recensione

Ed ora parliamo un po' del film...
Opinioni discordanti dopo la prima nazionale del 21 Dicembre a Roma, un film che si ama o si odia apparentemente. 

Forse la decisione di cambiare totalmente il finale del racconto (Il negozio dei suicidi) di Jean Teulé ha fatto storcere ai più la bocca anche se probabilmente è stato fatto per riequilibrare un po' i toni eccessivamente cupi dell'inizio del film. 
Immaginifico e azzeccato comunque il tratto mentre le musiche, forse colpevole un doppiaggio non all'altezza, sono risultate un po'  sotto le righe (ma chi scrive non ama le canzonette nei cartoni animati). 

Anche se, va ammesso, è difficile che in un film noir la musica sia azzeccata se non in casi rarissimi (come lo stupendo Nightmare before christmas con la voce di Renato Zero a dare vita ed impulso al mortifero Jack Skeleton, signore delle zucche).

Molto apprezzabile l'impianto narativo e la città nella quale si svolge la storia; deliziosa l'idea che il suicidio sia illegale e passibile di multa se eseguito in pubblico e che questa, naturalmente, venga pagata dai parenti del dipartito.

Non convince fino in fondo invece la narrazione leggermente squilibrata e che in più casi mette in scena luoghi, personaggi, situazioni ed immagini decisamente pesanti e slegate da altre parti del film.

Nel complesso un'opera che non riesce ad essere macabra  fino in fondo, ma nemmeno positiva ne grottesca, resta quindi una sensazione di aver visto qualcosa che nonstante le ottime premesse non ha avuto il coraggio di osare. Un film da vedere in ogni caso se non per avere il modo di avveicinarsi all'ottimo racconto (Il negozio dei suicidi) di Jean Teulé.

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